top of page
projects.

facciamo.

siamo.

Il progetto “MAISHA” è un’esposizione d’arte avente come finalità la raccolta fondi per le attività che la Fondazione Tovini da anni investe nel villaggio di Kilolo –Tanzania.

La prima edizione di questo progetto ( febbraio 2018) ha portato alla raccolta di un quantitativo di fondi necessario per la costruzione di un mulino per la lavorazione delle farine in loco e per la costruzione di bagni per la scuola primaria del villaggio di Kilolo.

La seconda edizione ( febbraio 2019) ha permesso il raggiungimento di sufficienti fondi per la ricostruzione dei servizi igienici delle scuole elementari del villaggio di Kilolo.

L’iniziativa nasce proprio da questo piccolo villaggio in Tanzania, dove alcuni ragazzi nel corso degli anni, accompagnati dal prof. Antonio Bonetti, hanno avuto modo di toccare con mano una delle tante realtà africane che necessitano tutt’oggi di aiuto. La prima edizione dunque, resa possibile grazie alla fondazione stessa, all’ Associazione Amici del volontariato internazionale della Fondazione Tovini, alla Fondazione Togni Canton Marca e alla Fondazione Sipec, ha realizzato una mostra che raccogliesse i migliori scatti fotografici realizzati da quattro ragazzi che hanno vissuto l’esperienza nell’estate del 2017. Le sessanta fotografie sono state esposte presso le Sale dell’Albero della Vita nel Palazzo Martinengo Colleoni, reso centro di cultura ( spazio Mo.Ca) a partire dal 2015 sotto la giunta Del Bono. Così lo spazio si è trasformato in un luogo di scambio e incontro; rappresentati di associazioni provenienti da tutta la provincia e dalla regione si sono incontrati in uno spazio condiviso e stimolato dagli attimi immortali di questi quattro ragazzi ( Mattia Carlo Cherubini, Samuele Valli, Francesca Vezzoli, Alessandra Pedrazzoli), le sale si animavano di persone colpite e interessate, curiose di comprendere com’era stata l’esperienza Africana.Pensare che una semplice ed umile mostra possa aver scatenato un tripudio di tanta innovazione e desiderio fa innanzitutto riflettere. E’ davvero bastato così poco affinchè qualcosa rimanesse nell’animo delle persone, ciò significa che si può fare molto di più.

Se si coinvolgessero realtà importanti del territorio e si iniziasse un percorso annuale sempre caratterizzato da una ricerca e da una continuità nel raccontare e raccontarsi, che risultati si avrebbero sulla città e sui suoi abitanti? Certo, la mostra è stata creata per la raccolta fondi di popolazioni in difficoltà, ma se una mostra riuscisse anche ad integrare aspetti della realtà locale e a creare dialogo fra questi, in un tempo dove ahinoi manca? La prima edizione è stata una nave rompighiaccio in una città che ai giovani sembra offrire un limitato terreno culturale. Lo sviluppo di un confronto con altre realtà permette di raccontare quella realtà esterna ed estranea a noi, ma allo stesso tempo valorizzare la nostra città, permettendo così alle persone di raccontare stessi.

La seconda edizione dunque, è nata sulla cresta dell’onda di questa riflessione e dall’operato della prima edizione, con la convinzione di poter fare di più, di meglio. Grazie ai ragazzi della prima edizione e ai ragazzi che nell’estate del 2018 fecero quest’ esperienza, nacque un progetto che si è espanso e ha coinvolto la città. Grazie ai 42 ragazzi partecipanti, il tema di MAISHA 2019 è stato inevitabilmente l’Africa, ma in tutte le sue più svariate forme (politiche, scientifiche, culturali, quotidiane, metafisiche). Mantenendo come spazio quello del Mo.Ca, che ci ha offerto l’utilizzo della Sala Scacchi, è stato scelto di esporre lavori accuratamente preparati; molti di loro provenivano dal Liceo Artistico Maffeo Oliveri, ma altrettanti sono stati gli studenti provenienti da altre realtà scolastiche: studenti dell’ Istituto Tartaglia, dell’ I.T.S. Castelli e dell’ Istituto Dandolo, il quale hanno pensato a progetti edili, sociali e culturali. Questo contrasto ha permesso così di ricreare una composizione variegata e polimorfa, che a nostro avviso ben rispecchia la realtà africana. Realizzando così fotografie, video, dipinti, sculture, modelli, performance, installazioni, e un giardino artificiale.

I presidi delle scuole fin da subito si sono resi disponibili per una collaborazione con i ragazzi partecipanti alla mostra. Il progetto, per i suoi elementi fondanti, è stato premiato all’evento CetambLab, ottenendo così il Premio Mattei; tuttavia la mostra è stata resa possibile grazie al contributo di: Effep, Colosio, Fondazione Sipec, Ercole Tolettini.

Per coinvolgere la città in modo diretto e attivo abbiamo coinvolto alcune realtà: il Centro Migranti Pampuri, il quale aiutandoci con l’allestimento delle sale, ha esposto delle sculture in legno realizzate dai ragazzi del centro (uno sforzo per raggiungere un’idea di integrazione che possa tracimare gli argini sociali e sfociare nell’espressione artistica); la Collezione Paolo VI, dove la qualità delle opere all’interno della mostra ha permesso una contaminazione culturale col dott. Paolo Sacchini, direttore della collezione. Come la Storia insegna, la contaminazione di idee, in particolar modo nell’arte, se ben direzionata, aumenta esponenzialmente le proprietà degli elementi in dialogo. Questa collaborazione ha reso possibile una selezione delle opere di Maisha e successivamente esposte insieme alle opere della collezione, opere realizzate da autori come Picasso, Dali’, Manzù etc…; Brescia trasporti s.p.a., il quale ha offerto al nostro progetto gli spazi pubblicitari presenti nelle fermate della metropolitana della nostra città.

La seconda edizione ha portato grandi novità, e ha permesso a Maisha di farsi conoscere ancora di più tra la gente.

 

Quest’anno, per la terza edizione, puntiamo ancora più in alto, consapevoli delle nostre capacità, dei nostri limiti ma con una grande determinazione, e con nuove opportunità. L’elemento fondante è la partecipazione dei ragazzi che hanno intrapreso il viaggio questa estate appoggiandosi alla Fondazione Tovini insieme  alle loro rispettive scuole, esse sono: Liceo Artistico Olivieri, Liceo Artistico Leonardo, Istituto Tartaglia, Istituto Dandolo, I.T.I.S. Castelli, Istituto De Andrè, Liceo Linguistico Lunardi, Istituto Gambara, Liceo scientifico Coperinco. Insieme alla collaborazione delle scuole, vorremmo mantenere i contatti con il Centro Migranti Pampuri, la Collezione Paolo VI e Brescia Mobilità, seguendo gli stessi paradigmi  dell’edizione precedente, esponendo sempre all’interno dello spazio Mo.Ca.

Una delle prime novità di quest’anno è la collaborazione con la Multisala Oz, permettendoci di proiettare un trailer della mostra prima dell’inizio di ogni film, a partire circa da un mese prima dell’inaugurazione della mostra; permettendoci così una visibilità molto più alta ed efficace, oltre ai volantini e la pagina instagram.

Si è deciso, inoltre, di dare opportunità ad una sfaccettatura più culturale, permettendo attraverso piccole sculture, oggetti e dipinti di raccontare le abitudini, gli usi e le credenze di alcune popolazioni africane. Questo è reso possibile grazie all’Associazione Amici della Guinea Bissau, al suo presidente Maruelli Guido, collaborando con il Museo Africano di Bergamo e il collezionista Elio Revera; l’Associazione African Art Gate, grazie a Riccardo del Barba e il suo pittore Malè (pittore  Mozambicano); l’Associazione Rosa Agrestis, grazie ad Adriana Dossi e a Lionel Yamadjako (pittore Benenese). Pertanto, durante i weekend occupati dalla mostra ( pensando di realizzarla dal 18 aprile al 3 maggio), apriremo in esclusiva questo piccolo spazio, quell’idea di integrazione, di contaminazione, di riflessione, diviene sempre di più realtà, mostrando la semplicità e la facilità di come persone che condividono la loro conoscenza e le loro intenzioni si incontrino dando vita ad un luogo di dialogo e confronto.

L’idea di presentare la cultura africana si conclude con un colpo di stile: da tempo vari ragazzi immaginavano di realizzare una sfilata con abiti tradizionali africani, dando vita ad un arcobaleno di colori seguito dalle più svariate forme e decorazioni. L’idea di una sfilata di moda è nata anche al Liceo Artistico Foppa, che ogni fine anno scolastico organizza un vero e proprio evento con luci, passerelle e grandi capi. Se la collaborazione con l’istituto Foppa si concretizzerà,   MAISHA 2020 vedrà infine una sfilata cantando l’unicità e l’estrosità della moda africana.

Come ultima novità, a voler circondare tutto il patrimonio culturale e artistico di Maisha, collaborerà con noi Andrea Barretta, giornalista, scrittore e critico d’arte.

Il progetto di Maisha si incarica di portare conoscenza, consapevolezza e lucidità alle persone, abbattendo tutti quei giudizi e pregiudizi che accecano, permettendo all’Arte di fare ciò che più è in grado di fare al fine di poter lasciare qualcosa a tutti quanti, e che ognuno di noi, nel suo piccolo, inizi ad attuare un processo volto alla verità, alla bellezza e alla giustizia. Malgrado gli eventi, non è tempo di dolersi, non è tempo di creare nuove barriere ne tantomeno nuove scuse per odiare o al contrario, difendere. Maisha dalla lingua swahili significa vita; è tempo di proteggere la vita, e ciò che la alimenta.

about.

parliamo.

FOLLOW US ON:

  • Google+ Icona sociale
  • Facebook Icona sociale
  • Instagram

Thanks for submitting!

contact.
bottom of page